venerdì, febbraio 09, 2007

il benessere organizzativo

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IL BENESSERE ORGANIZZATIVO
INDICATORI NEGATIVI
1. Insofferenza nell’andare al lavoro
Esistenza di una difficoltà quotidiana a recarsi al lavoro
2. Assenteismo
Assenze dal luogo di lavoro per periodi più o meno prolungati e comunque sistematici.
3. Disinteresse per il lavoro
Scarsa motivazione che può o meno esprimersi anche attraverso comportamento di scarso rispetto di regole e procedure, e nella qualità del lavoro
4. Desiderio di cambiare lavoro
Desiderio chiaramente collegato all’insoddisfazione per il contesto lavorativo e/o professionale in cui si è inseriti
5. Alto livello di pettegolezzo
Il pettegolezzo raggiunge livelli eccessivi, rendendolo quasi un sostituto dell’attività lavorativa
6. Covare risentimento verso l’organizzazione
Il dipendente prova rancore-rabbia nei confronti della propria organizzazione fino ad esprimere un desiderio di rivalsa
7. Aggressività in abituale e nervosismo
Espressione di aggressività, anche solo verbale, eccedente rispetto all’abituale comportamento della persona, che può manifestarsi anche al di fuori dell’ambito lavorativo. Irritabilità
8. Disturbi psicosomatici
Classici disturbi dell’area psicosomatica (sonno, apparato digerente, ecc.).
9. Desiderio di danneggiare gli altri e godimento per le sofferenze altrui
Il desiderio è collegato al danno e al fallimento lavorativo altrui.
10. Sentimento di inutilità
La persona percepisce la propria attività come vana, inutile, non valorizzabile.
11. Sentimento di irrilevanza
La persona percepisce se stessa come poco rilevante, quindi sostituibile, non determinante per lo svolgimento della vita lavorativa dell’organizzazione.
12. Sentimento di disconoscimento
La persona non sente adeguatamente riconosciuti né le proprie capacità né il proprio lavoro.
13. Lentezza nella performace
I tempi per portare a termine i compiti lavorativi si dilatano con o senza autopercezione del fenomeno
14. Confusione organizzativa in termini di ruoli, compiti, ecc.
15. Venir meno della propositività a livello cognitivo
É assente sia la disponibilità ad assumere iniziative che il desiderio di sviluppo delle proprie conoscenze professionali.
16. Aderenza formale alle regole e anaffettività lavorativa
Pur svolgendo i propri compiti e attenendosi alle regole e procedure dell’organizzazione, il dipendente non partecipa emotivamente ad esse.
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mercoledì, febbraio 07, 2007

il perfezionista

Il perfezionista.

Lo stimolo a far sempre meglio è una delle chiavi del successo ma se si trasforma nella ricerca di un'impossibile perfezione può diventare una vera malattia.

Per la gioia di papà:

spesso i perfezionisti hanno avuto genitori esigenti, che dimostravano di amarli solo per i buoni risultati che ottenevano a scuola o negli sport.

Sempre scontento di sè stesso, il perfezionista patologico non sa godere dei momenti di gioia ed ha il terrore delle critiche.

("I pericoli della perfezione", di Frederic Fanget)