sabato, giugno 10, 2006

i ladri di Pisa

Renzo Raddi nel suo "A Firenze si parla così":
Fare come i ladri di Pisa. Che di giorno litigano e fanno a bòtte e di notte si ritrovano insieme per andare a commettere ribalderie.

venerdì, giugno 09, 2006

il gattopardo

Nell'ambiente chirurgico ci sono in atto grandi cambiamenti.

I cambiamenti attuali, condizioni di lavoro e rapporti gerarchici, sono simili a quelli degli anni '60; tutto cambia affinche' tutto resti uguale.
Avremo un prossimo '68?

giovedì, giugno 08, 2006

il sanzionatore

la moderna direzione dei collaboratori, sanzionare!

i collaboratori che non condividono devono essere sanzionati!
ma chi sanziona i sanzionatori?

mercoledì, giugno 07, 2006

chiarimenti per i non chirurghi

Per capire il post precedente e' necessario avere alcune informazioni che mancano a chi non fa il chirurgo generale.

Ogni intervento chirurgico ha dei tempi di esecuzione piu' o meno standard.
L'intervento chirurgico per ernia inguinale e' quello che si presta maggiormente come riferimento perche' piu' costante come durata.
Consideriamo le fasi dell'intervento chirurgico:
-sistemazione del paziente sul tavolo operatorio, monitoraggio,
-anestesia locale, 10-15 minuti tra iniezione ed inizio dell'effetto,
-intervento chirurgico, durata da incisione della cute a sutura della cute, 30-45 minuti a seconda delle difficolta' che si trovano,
-cambio del paziente, cioe' si toglie un paziente e si colloca un altro paziente, 30 minuti,
tra un paziente e laltro bisogna fare una pulizia della sala operatoria sommaria?
comunque si calcola che i tempi sono di 60 ( 40-90 ) minuti per ogni intervento chirurgico per ernia inguinale.
Riferendosi a 60 minuti per una ernia inguinale quante se ne possono fare in una mattina (dalle 8.00 alle-14.00) ?
Si entra in servizio alle 8.00, ci si cambia, si entra in sala operatoria, si inizia alle 8.30.
1) 8.30-9.30
2) 9.30-10.30
3) 10.30-11.30
4) 11.30-12.30
5) 12.30-13.30
se si e' precisi come macchine, e senza imprevisti, si possono fare 5 ernie inguinali in una mattina di sala operatoria.
Come e' possibile prevedere di operare 6 o piu' pazienti ( nel tempo 8-14 ) senza abbassare la guardia contro il rischio?
Alla Fiat hanno le tabelle dei tempi di esecuzione delle prestazioni (esiste un volume che riporta i tempi)
e quando portate la macchina per il tagliando fanno riferimento a quei tempi per fare la fattura, se l'ospedale deve essere azienda adeguiamoci.
Siamo sulla strada!
...continua...

martedì, giugno 06, 2006

ospedale/azienda, solo azienda

Esperienza di day surgery, rimproverati i chirurghi che non hanno completato la lista operatoria del giorno.

Una mattina in day surgery.
Orario 8-14, se si sfora il personale non viene pagato.
Lista operatoria della mattina:
1- ernia inguinale bilaterale, anestesia spinale (2 ernie inguinali)
2- ernia inguinale monolaterale (inguino-scrotale), anestesia spinale
3- ernia inguinale monolaterale, anestesia locale
4- ernia inguinale monolaterale, anestesia locale
5- lipoma racemoso
6- cisti pilonidale
Per problemi clinici vengono operati i primi 4 pazienti e gli ultimi due sono rinviati, cioe' il 4o paziente viene operato ma l'intervento finisce alle 13.45 per cui gli altri sono rinviati dal momento che alle 14.00 finisce il turno infermieristico.
I chirurghi sono rimproverati perche' non sono riusciti a completare la lista operatoria entro le 14.00.
Esempio di chirurghi-operai controllati dal collega controllore che e' preoccupato del rendimento in termini numerici.
Anni fa si leggeva di medicalizzazione della salute, oggi si organizza in funzione dei numeri e contemporaneamente si erigono muri alla sicurezza riflettendo che bisogna erigere muri al rischio e discutendo di qualita' .
Non sarebbe meglio lavorare a cottimo?
Ma Ippocrate dove e'?
...continua...

lunedì, giugno 05, 2006

errori medici in ospedale

Da DoctorNews del 6 Aprile 2006 – Anno 4, Numero 63

32 mila morti l'anno per errori medici in ospedale

Un decesso su sei causato da errata valutazione dei camici bianchi, un libro 'racconta' l'errore cognitivo
Sono circa 32 mila, ogni anno in Italia, le morti in ospedale dovute a errori medici: più o meno il 2,5% del totale dei decessi che si registrano nella penisola ogni 12 mesi. Ben oltre il numero delle vittime della strada. Questi numeri, elaborati dall'Istat, rivelano un problema serio. Anche perché ai decessi veri e propri vanno aggiunti altri 300 mila casi in cui, sempre per errore, viene pregiudicata e seriamente danneggiata la salute del malato. Ma c'è di più: una fetta consistente degli sbagli commessi dai camici bianchi italiani, più o meno uno su sei (vale a dire 5.000 l'anno) è attribuibile a un ragionamento sbagliato, definito errore cognitivo, e non a negligenza o incompetenza del medico. Questo fa presupporre che almeno una parte di essi possa essere evitata. Da questa considerazione nasce il libro 'La dimensione cognitiva dell'errore in medicina', presentato ieri a Roma alla presenza degli autori.

"Gli errori cognitivi - spiega Vincenzo Crupi, ricercatore del dipartimento di Scienze della cognizione e della formazione all'università di Trento e al Laboratoire de Psychologie cognitive dell'ateneo di Marsiglia, in Francia, uno degli autori - si verificano nel selezionare ed elaborare le informazioni rilevanti per prendere decisioni. Per questo possono commetterli anche gli specialisti più competenti". I campi dove si sbaglia di più sono, come prevedibile "l'emergenza-urgenza, cioè il Pronto soccorso, e la chirurgia".

A rimarcare il concetto è l'altro autore Gian Franco Gensini, presidente della Fondazione Smith Kline e preside della Facoltà di Medicina dell'università di Firenze. "Nonostante i medici conoscano il calcolo delle probabilità e la statistica - dice - nell'affrontare problemi decisionali complessi con limitate disponibilità di tempo, i camici bianchi possono affidarsi a 'scorciatoie' mentali che producono errori sistematici e prevedibili". Cosa fare, allora, per ridurre al minimo le probabilità di errore? "Innanzi tutto è necessario lavorare in team. Per confrontare diagnosi, scelte, opinioni e dunque decisioni. E poi - spiega Riccardo Tartaglia, direttore del Centro gestione del rischio clinico della Regione Toscana - avvalersi della tecnologia oggi a disposizione, anche per la formazione dei futuri camici bianchi". L'esperto si riferisce ai tanti "programmi di simulazione, che purtroppo sono ancora poco utilizzati nel nostro Paese".

E proprio per sottolineare l'importanze di una corretta sensibilizzazione della classe medica, "il prossimo giugno partirà, all'università di Firenze, un corso con l'obiettivo di introdurre i fondamenti della teoria normativa della decisione gli esiti della ricerca cognitiva sulla decisione medica. Il corso - dice Vincenzo Corbetta, dell'Unità funzionale di medicina respiratoria dell'ospedale Careggi, vicino al capoluogo toscano - darà spazio a esempi ed esercitazioni che suggeriscono come gli errori cognitivi possano essere riconosciuti ed evitati nei diversi compiti clinici in cui si presentano".